Dopo alcuni giorni di vacanza trascorsi con la mia famiglia in Svizzera a Saas Fee, parto da solo per i dintorni… Sabato 28/08/2010 h.12,00 parcheggio l’auto alla stazione di Randa e con lo zaino pesante, dopo 1500 metri di salita sotto il sole ed una leggera pioggia, raggiungo in quasi 4 ore il rifugio Domhutte. Domenica 29/08/2010 alle 3,45 parto dal rifugio e dopo 7 ore di ascensione percorrendo la Festigrat, giungo in vetta a 4545 con grande emozione. Scendo per la via normale giungendo alla Domhutte in 5 ore, neanche mezzora riparto per Randa e in 2 ore e mezza, dopo 3100 metri di discesa rientro nella chiesetta del paese per ringraziare il Signore ed i suoi “4 Angeli” della bellissima giornata. Circa 40 minuti di strada e alle 19,30 sono nuovamente a Saas Fee dove è vietata la circolazione delle auto e quindi con le ultime energie rientro nell’albergo e salgo al 3° piano… con l’ascensore, ritrovando la mia Famiglia. Il giorno dopo percorsi 505 Km rientriamo a casa portando con noi dei bei ricordi ed alcune foto per voi:
……… secondo me è ora che metti la testa a posto e i ramponi al chiodo, lascia queste cose ai giovani che non hanno una famiglia sulle spalle !!!!!
Bel giro, ci vorrebbe la fortuna (o la volontà) di abitare vicino a quei posti!
mi permetto di darti del tu dopo aver visto la passione che ci accomuna.ho parlato con te di lavoro stamane. devo dire gran bel sito, sopratutto bella idea la tua, che sicuramente ti copierò. foto spettacolari , il mio mondo, chissa che un giorno ci incontriamo su qualche cima ciao
Caro Damiano,
è stato molto bello condividere con te le emozioni e la fatica della nostra avventura al Dom. Grazie per le foto che sono un “punto di vista” inaspettato; come il dono del nostro incontro. Un caro saluto da tutti noi e chissà che non capiti qualche altra occasione per condividere una bellissima giornata in montagna.
07 Ottobre 2011
Ciao Romina,
dopo aver letto il tuo commento, ho pensato di doverti dare prima o poi una spiegazione, eccola:
dal tuo punto di vista hai piena ragione e lo capisco perfettamente, ma si deve anche capire che l’ uomo è debole e per le sue passioni spesso
trasforma la sua vita influenzando quella di chi gli sta accanto. Alcuni lo fanno in un modo, alcuni in un’ altro, comunque confidando sempre nella serena comprensione dell’ altra parte che ti conosce bene.
Anche la Montagna è una di quelle passioni; solo che lei non perdona… no, no, no in quel senso, intendo dire che con la sua naturale bellezza regala ad ogni esperienza grandi emozioni, che alimentano la stessa passione. Guardando un tramonto ed un’ alba in Montagna, si sente dentro la forza ed il senso di quel dono che il Signore ci ha fatto, per queste grandi cose ritengo che esperienza e coscienza delle proprie possibilità, affiancate da un’ umile rispetto per la Natura, siano le cose più importanti per un’ alpinista che voglia godere di ancora tante albe e tramonti.
Tuttavia l’ incidente per fatalità od errore umano, può accadere come in ogni situazione di vita: in automobile, in moto, in bici o praticando qualsiasi sport che ti appassiona. Se ci pensi, a noi amanti della Montagna in caso di tragico epilogo, al funerale, ci cantano Signore delle Cime augurandoci altre vette.
Spero di averti dato degli spunti dove riflettendo, tu possa ammorbidire quella visione sicuramente troppo rigida che hai sull’ argomento.
Damiano
Davvero piacevole, congratulazioni!